Schopenhauer

Schopenhauer
Italia, 2006, 65’, colore

Formato 35mm, 1:33, Mono
Produzione Invisibile Film e Giovanni Maderna
Regia Giovanni Maderna
Storyboard e dialoghi Giovanni Maderna
Fotografia di scena Massimo Schiavon
Montaggio Paola Freddi
Montaggio del suono Daniela Bassani
Cast Rudy Galoppini, Michela Noé, Filippo Ticozzi, Filippo Usellini, Silvano Cavatorta, Giovanni Maderna

Festival e premi Festival Internazionale del Film di Locarno

Dichiarazione dell’autore

Dopo il mio ultimo lungometraggio, realizzato con una grossa produzione e un budget professionale, ma poi molto penalizzato in sede di distribuzione, mi sono reso conto che in Italia, e forse non solo, è ormai impossibile fare con l’establishment produttivo alcun compromesso, né portare avanti in quei termini la propria ricerca.
Ho così cercato altre strade. Ho sperimentato. Ho insegnato per sopravvivere. E ho provato a mettere in piedi produzioni low-budget realmente indipendenti. Nel frattempo la situazione culturale del paese è a dir poco precipitata, così come quella economica.
Da tutto questo nasce Schopenhauer. Un film reso possibile da investimenti privati e dall’incontro con la giovane produttrice Gabriella Manfré. Un film costato meno di 100mila euro, ma al quale non manca nulla di quello che desideravo ci fosse. Sono tornato a lavorare a modo mio con quelle che chiamerei le materie prime del cinema, che sono poi la radice del mio amore per questo mezzo. Non mi interessa la loro abile manipolazione, il loro utilizzo funzionale. Credo che tutto ciò che conta sia già nella scelta. Nella scelta della materia prima come di un blocco di marmo o di un pezzo di legno. Dopodiché si tratta solo di rispettarne la natura. Le materie prime, per un cineasta, sono naturalmente i luoghi e gli oggetti, i corpi e le personalità degli interpreti, così come i supporti di registrazione visiva e sonora. Dall’accostamento di questi elementi nasce la struttura narrativa, e non viceversa.
Sono felice di avere ritrovato questo approccio.

Giovanni Davide Maderna (Milano, 1973)
Regista

Dopo gli studi in lettere si trasferisce a Lione dove, nel 1995, acquista una cinepresa 16mm e dirige il cortometraggio La Place, dedicato ad una piazza del quartiere dove abita e ai suoi abituali frequentatori. Il film è premiato con il Sacher d’oro al Festival di Nanni Moretti. Poi una parentesi di pochi mesi al Centro Sperimentale di Cinematografia e un nuovo cortometraggio: Jahilia (Occidente), storia di un immigrato maghrebino sulle colline dell’Oltrepo pavese ispirato alle atmosfere e ai personaggi di un racconto di Flannery O’Connor. Nel 1997 partecipa al lungometraggio collettivo Com’è bella la città, coordinato da Goffredo Fofi. Del 1998 è Dolce Stil Novo, ritratto di adolescenti nell’hinterland milanese sulla traccia di una novella di Checov; presentato al Festival di Locarno e vincitore di numerosi premi internazionali.

Con Questo è il giardino, scritto insieme all’interprete protagonista Carolina Freschi, esordisce nel lungometraggio. Il film racconta la storia di due giovani musicisti del Conservatorio, suddivisa in quattro fasi (innamoramento, passione, separazione e ricongiungimento), con riferimento ai quattro giardini presenti nella Bibbia (Genesi, Cantico dei Cantici, Vangelo e Apocalisse).
Premo Migliore Opera Prima alla Mostra del Cinema di Venezia 1999.
Del 2001 è L’amore imperfetto, lungometraggio in concorso a Venezia, che affronta la vicenda, ispirata a un fatto di cronaca, dei genitori di un bambino affetto da una grave malformazione.
Bologna, 16-2-05, Giovanni Maderna e Antonio Moresco incontrano Alberto Grifi è un documentario-intervista dedicato all’opera del grande cineasta sperimentatore italiano.

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